Quando hai 13 anni e ti chiedono di scegliere il tuo futuro, la faccenda sembra davvero ingarbugliata: Studi per ancora circa 5 o 6 anni e poi cerchi un lavoro o studi per almeno altri 11 anni e poi vedi cosa fare?
Io cercavo l’indipendenza, quindi ho accantonato l’ipotesi di iscrivermi all’università. Troppo da leggere, troppa teoria, troppi anni, troppi esami, troppo difficile. Optai per il diploma di ragioniere, i corsi di specializzazione in informatica, il lavoro di analista programmatrice, poi finalmente un nuovo sbocco professionale: la comunicazione, l’allestimento fieristico, le relazioni pubbliche, l’ufficio stampa, l’organizzazione di eventi. Sempre più impegni e sempre maggiori responsabilità.
Un giorno una ragazza in stage nel mio ufficio mi ha detto: che bello lavorare qui con te, metto ogni giorno in pratica quello che sto studiando all’università.
Mi ricordo di averla guardata perplessa e sbigottita. Lei poi ha proseguito con il discorso più motivante che io abbia mai ascoltato: perché non ti iscrivi anche tu? Poi se non ti trovi bene, molli tutto, alla fine non hai nulla da perdere ma almeno hai provato!
Nel giro di due mesi ero riuscita a mettere da parte tutte le perplessità che avevo sul mondo universitario. Troppi anni? No, perché la riforma aveva spezzato in due cicli il percorso. Troppo difficile? No, perché alcuni aspetti della materia mi erano già noti. Troppo noioso? No, perché erano temi che ancora adesso adoro e approfondisco. Troppo vecchia? Quello sì, mi sembrava un problema. Immersa a circa 40 anni in un contesto di ventenni.
E invece è stato come prendere una boccata di aria fresca, ho avuto un’accoglienza e dei momenti di condivisione davvero fantastici con tutti. Ogni giorno scoprivo e capivo la teoria di quella pratica che mi era così familiare. Certo non è stata una passeggiata, ho studiato davvero molto e qualche volta sono caduta. Ma la forza di rialzarmi non mi ha mai abbandonata.
Avevo deciso di iniziare con l’esame più difficile perché, pensavo: se fallisco quello, non ha senso continuare e non avrò sprecato tempo inutilmente. Ho preso 30. E poi, un piccolo passo alla volta, sono arrivata alla fine è mi sono portata a casa un bel 107. Che soddisfazione!
Ora mi sento più completa nella formazione con buonissime basi teoriche e la pratica sul campo di ogni giorno. A distanza di anni sono di nuovo qui a ultimare il percorso magistrale, aspettando, come tutti, che il sistema informatico mi riveli il voto dello scritto, a preparare appunti e discorsi per gli esami orali e inventare progetti e elaborati per le prove pratiche. Volete sapere una cosa? anche questa volta non sarà una passeggia ma l’entusiasmo che mi prende nell’approfondire ogni materia e nel collegare concetti di provenienza diversa è il premio più grande che io possa ricevere.
Se è vero che per tutto il resto c’è MasterCard, il confronto costruttivo, con tutti gli studenti, i docenti e gli esperti, credetemi, non ha Prezzo!
La cosa più bella? Il fatto di studiare ricerche scientifiche che portano date recentissime. Lifelong learning non è un paradigma astratto è l’essenza della formazione e, se legata a una buona pratica, diventa competenza e professionalità.